Monteruga, il borgo fantasma nel cuore del Salento

Monteruga, il borgo fantasma nel cuore del Salento

15 Maggio 2023 0 Di Ilaria
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Ci sono luoghi dove il tempo si è fermato e dove la presenza umana è ormai un lontano ricordo: ci riferiamo ai borghi fantasma. Ci sono, ma nessuno li vede. Sono realtà che un tempo pullulavano di vita, oggi invece sono abbandonate a loro stesse ed al loro destino. Scopriamone una tutta salentina. 

Siamo in agro di Veglie, laddove i comuni di Avetrana, Nardò, San Pancrazio e Salice salentino in incontrano ed incrociano, a ridosso di una piccola altura che domina la pianura e che osserva il mare, in quella zona chiamata anche terra d’Arneo. Ed è qui che, dimenticato dal tempo e dai viandanti, sorge Monteruga. Un piccolo paesino oggi fantasma, abbandonato dagli anni Ottanta del Novecento.

Monteruga non è un paese dalla storia antichissima: ma nacque, pensate, in epoca fascista, analogamente a quanto fecero tanti altri paesini nati per spingere e favorire la rinascita e la crescita economica del nostro bel paese. Eppure, oggi, a meno di un secolo dalla sua nascita, il paese è deserto. Abbandonato .

Se siete in vacanza in Salento sicuramente avrete tanto da vedere tra mare, castelli, borghi e città. Ma se avete una mezza giornata, fate un salto anche a Monteruga. Vi troverete di fronte ad un luogo suggestivo come non mai. Il suo aspetto ci riporta con la memoria alle pellicole post apocalittiche frutto della mente fantasiosa di tanti registi di fama internazionale. E’, in effetti, un luogo surreale, dove il paesaggio urbano sta nuovamente per essere fagocitato ed inglobato da madre natura. A primo acchito, pare che il paese sia stato improvvisamente abbandonato per un evento improvviso e catastrofico.

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Nascita e fondazione di Monteruga

Ciò che accadde è che in epoca fascista furono dati incentivi economici ai contadini pugliesi disposti a trasferirsi nel villaggio di Monteruga. Sembra che all’origine di Monteruga vi fosse solamente un’antica masseria fortificata, poi ampliata in epoca fascista grazie ad una serie di bonifiche, irrigazioni e edificazioni a cura della SEBI, la Società Elettrica per Bonifiche e Irrigazioni (poi ENEL). Il primissimo borgo annoverava 800 abitanti, appartenenti a circa 100-150 nuclei familiari. Nei tempi d’oro di Monteruga, la maggior parte delle famiglie si dedicavano alla produzione del vino e alla coltivazione del tabacco, attività gestite da un’unica azienda agricola. E divenne un luogo così fiorente che furono molte altre le famiglie che scelsero di recarsi a Monteruga per cercare fortuna.

Una curiosità: l’abitudine di offrire benefici economici o franchigie a chi volesse trasferirsi da una zona verso un’altra, non è un’invenzione fascista. Prima del fascismo, in Puglia, anche Martina Franca, Altamura e Alberobello nacquero in base a “meccanismi” più o meno simili.

La fine di Monteruga

Sfortunatamente, però, la gestione pubblica a cura della SEBI incontrò delle difficoltà economiche e l’azienda agricola fu privatizzata. A quel punto Monteruga cessò di essere un luogo fortunato e prospero, e molte famiglie la abbandonarono, una dopo l’altra, così come l’avevano popolata.

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Come detto, Monteruga era una grande azienda agricola, dove si producevano vino, olio e tabacco. Ancora oggi, passeggiando nel suo centro storico, si possono intravedere alcune scritte di impronta fascista, pensate proprio per invogliare al lavoro “Chi beve vino campa più a lungo del medico che glielo proibisce”, recita quella presente sulla parete di uno stabilimento vinicolo.

Oggi, passeggiando per Monteruga, potete ancora distinguere il comune, la scuola, le case dei contadini pugliesi, ma anche il tabacchificio, il frantoio….A Monteruga tutti appartenevano ad una grande famiglia. Il Patrono e S. Antonio Abate, ed ogni anno il 17 gennaio si andava tutti in processione proprio per rendere omaggio al santo. Anche la festa del Corpus Domini era un grande evento, capace di annullare le differenze sociali e di portare in processione, tutti assieme, fattori, coloni e amministratori.

Le case dei coloni erano tutte uguali e tutte disposte attorno alla piazza principale, con una porta che affacciava sotto i suoi portici. Solo la casa della maestra del paese era situata più distante da quella degli altri, in segno di rispetto per il ruolo che ricopriva.

Ancora oggi Monteruga non cessa di esercitare un fascino unico nel suo genere nei confronti dei visitatori: un pò per l’atmosfera surreale che emana, un pò perché ci piace immaginare la società perfetta e foriera di felicità che lì era stata costruita con successo, seppur, per così dire, “a tavolino”.