L’archiatura del Diavolo

L’archiatura del Diavolo

14 Settembre 2021 1 Di Ilaria
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Capitava nel passato che una famiglia salentina si ritrovasse, da povera ed umile, improvvisamente benestante ed agiata. Un cambiamento repentino ed inaspettato, che di certo suscitava stupore e forse una punta di invidia in chi invece rimaneva povero ad oltranza. A tal punto che si usava dire, soprattutto nel basso Salento, che probabilmente la famiglia toccata dalla buona sorte aveva semplicemente trovato “l’archiatura”. Ma cosa sono le “archiature”? 

Diverse tipologie di archiature

Cominciamo col dire che l’archiatura è un grande tesoro nascosto che una famiglia appunto ritrovava dopo diverso tempo. Spesso l’archiatura veniva fatta ritrovare dallo spirito di un familiare defunto, che solitamente compariva in sogno a qualche componente della famiglia in difficoltà. Ma non solo. Protagonisti dell’archiatura sono spesso anche creature misteriose, come i folletti, ad esempio. Chi avesse incontrato un folletto avrebbe trovato l’archiatura solo se fosse riuscito a strappare di capo il cappello alla piccola creatura del bosco. Ma le archiature più “cospicue” erano nelle mani del Diavolo e per ottenerle era necessario venerarlo e prender parte a qualche sacrificio davvero atroce. Scopriamo dunque un episodio di archiatura del Diavolo: una leggenda che ancora oggi gli anziani salentini si tramandano.

La leggenda dell’archiatura del Diavolo

Siamo nelle campagne circostanti Nardò. Un giorno un contadino si siede vicino ad un albero di ulivo al fine di trovare riposo nel corso di un’assolata e lunga giornata di lavoro. Poco distante dal contadino c’è una “pajara”, dalla quale il contadino sente provenire strani rumori. Si tratta di colpi sordi, come se qualcuno stesse colpendo con un bastone in legno la pietra della vecchia costruzione rurale. Insomma l’uomo decide di avvicinarsi per capire di che si tratti. Con sua sorpresa, all’interno della pajara trova un signore elegantemente vestito, intento a colpire le pietre che la rivestono con il suo bastone da passeggio. Alché il contadino domanda cosa stia facendo e se necessita di aiuto, ancora titubante di fronte ad una figura così “fuori contesto”. Insomma, invece che rispondere alle richieste del contadino, l’uomo chiede a sua volta cosa egli voglia. Aggiungendo di avere il potere di conferire una ricchezza davvero inimmaginabile, offrendogli un prezioso ed inestimabile tesoro nascosto. A patto, però, che il contadino lo veneri, offrendo ad una delle sue capre un’ostia consacrata. Il contadino capisce subito di avere di fronte il Diavolo in persona. Impaurito, fugge. L’indomani fa ritorno sul posto e il Diavolo non c’è più, ma vi ritrova tutti gli attrezzi da lavoro che nel fuggire ha lasciato lì alla rinfusa senza troppo pensare. Solo che ora gli attrezzi sono in perfetto ordine.

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